A volte ritornano (1996).

In collaborazione con Marco Vaglieri, Federico Tanzi Mira e Magma Teatro Milano.

Installazione in tempo reale, gruppo di attori, pedana in polistirene, dimensioni variabili.


L’opera “A volte ritornano” era costituita da una pedana sulla quale erano collocati alcuni attori che formano un gruppo coeso di corpi, adagiati e illuminati da luci direzionali. Questa catena umana, come un frame cinematografico, era un’immagine mobile, dove le identità, finalmente fuse, erano in grado di manifestare innumerevoli posture in successione. Corpi, sguardi, mani, tutto era coinvolto in un divenire incessante, centripeto e centrifugo capace di richiamare al suo interno, nel suo procedere, lo spettatore. Ogni spostamento accennava a qualcosa in chi lo osserva. Era una presenza, un’immagine di una collettività inconscia di cui anche noi potevamo sentici parte. Qualcosa che veniva da lontano, come un sintomo o un presagio, un’identità ancora, ma solo apparentemente, assopita. Qui scultura, pittura, cinema, performance, erano fuse per dare vita a un contesto vivo, regolato dal ritmo del respiro. Era curioso seguire i corpi nel loro graduale spostamento, nella strana immobilità che a intervalli li caratterizza come le infinite posture, gli atteggiamenti incoscienti, le espressioni che sembravano disegnarsi su di loro.

Opera presentata nella mostra collettiva Senza Uscita a cura di Federico Tanzi Mira, presso l’Openspace, Arengario, Milano. All’interno del ciclo di mostre Niente di personale coordinato da Roberto Pinto. Milano, 1996. Massimo Bartolini, Emilio Fantin, Marco Vaglieri, Vedova Mazzei, Francesco Voltolina. Pubblicata nel catalogo Niente di personale a cura di Roberto Pinto, nella sezione dedicata alla mostra Senza Uscita, testo critico di Federico Tanzi Mira, Openspace, Milano, 1996.