A fine line between (1995).

Installazione site specific, due immagini 30 x 40 cm riprodotte in 300 copie, stampa offset su carta patinata, realizzate per l’opera dal titolo “Ciò che si tocca ma non si prende si chiama sottile”, basi in polistirene, dimensioni complessive 956 x 427 cm.


L’installazione nasceva da un diverso utilizzo delle immagini realizzate per un precedente lavoro intitolato Ciò che si tocca ma non si prende si chiama sottile. Le due fotografie, stampate in un numero elevato di copie, erano state disposte sul pavimento secondo uno schema rigoroso. La trama e l’ordito disegnati dal vuoto, evidenziati dal titolo, formavano linee di fuga prospettiche. Le immagini così disposte, oltre a determinare un motivo decorativo, inducevano a leggere nell’opera la realizzazione di un tappeto. La ripetizione regolare delle foto richiamava anche i fotogrammi della sequenza di un film, strisce di pellicola disposte in modo parallelo, una possibile lettura suggerita anche dal rapporto tra le due immagini utilizzate, che descrivevano due momenti della stessa scena.
Scrive Claudia Colasanti nel catalogo della mostra: “Il lavoro, in questo caso sul pavimento della chiesa, consiste in due fotogrammi di una scena verosimilmente cinematografica. Le foto raccontano in sequenza l’incontro di Voltolina con un gruppo di bambini nepalesi. Un’opera che potrà essere richiesta, ed appartenere, dopo la mostra, a chiunque la desiderasse”.

Opera esposta all’interno della rassegna Tentativi di intrusione a cura di Claudia Colasanti, Santa Maria delle Croci, Ravenna, 1995. Un ciclo di mostre personali di Cuoghi & Corsello, Luca Pessoli, Francesco Voltolina, Eva Marisaldi, Marco Samorè, Cesare Pietroiusti. Testo critico a cura di Claudia Colasanti pubblicato nel catalogo Tentativi di intrusione, Santa Maria delle Croci, Ravenna,1995.