Cura dell’alimentazione (1990).

Legno, gesso, juta, polvere di graffite, pelle e piatti.
Dimensioni variabili.


Il lavoro, che ha dato il titolo ad una mostra personale, era costituito da un temenos disegnato da un piccolo muro perimetrale che occupava gran parte dell’area del pavimento della galleria, con al suo centro una piccola colonna. Era concepito come un modello architettonico in scala che alterava la percezione dilatando lo spazio. Tre piatti ricoperti di pelle nera, due collocati all’interno del perimetro e uno a parete, costituivano l’elemento dinamico. La piccola colonna, asse centrale dell’opera, era stata realizzata riprendendo il profilo delle colonne del Partenone.
Percorrendo il corridoio determinato dal lavoro centrale, si incontrava anche un piccolo lavoro a parete, collocato molto in basso, che consisteva in una tavoletta rettangolare da cui sporgeva la forma di una piccola campana alterata. L’immagine definiva uno spazio privato, sacro e quasi inaccessibile, mentre la campana a parete il passaggio attraverso il quale si accedeva a questa dimensione. Negli anni successivi  è stato riscontrato che lo schema costruttivo di questo lavoro, in quanto archetipo, aveva forti similitudini con architetture arcaiche quali il complesso megalitico Taputapuatea Marae a Raiatea, isola della Polinesia francese.

Esposta alla mostra personale Cura dell’alimentazione, Care Of, Cusano Milanino (MI), 1990.

(foto Roberto Marossi)

 

Lascia un commento