Esercizi facoltativi / Esercizi finali (1993-1996).

in collaborazione con Marco Vaglieri.

Installazione in tempo reale.
Sculture umane realizzate con la partecipazione del pubblico.


Durante l’inaugurazione, nello spazio espositivo privo di opere e completamente vuoto, è stato proposto ai visitatori di essere parte attiva e corpo dell’opera da realizzare, alternandosi nel ruolo di scultore o di materia prima con cui scolpire. Le immagini, determinate in tempo reale dagli spettatori, erano costruite attraverso la posizione e la postura delle persone presenti e venivano di volta in volta documentate fotograficamente. L’operazione è stata riproposta in diversi contesti.
L’elemento chiave di questo lavoro era scaturito dalla lettura di un libro di Maurizio Andolfi suggerito da Cecilia Edelstein che scrive in un suo testo di commento a queste opere: La “scultura umana” è stata sviluppata inizialmente da una tecnica usata in terapia familiare, chiamata appunto “scultura della famiglia”. Maurizio Andolfi nel suo libro “La terapia con la famiglia” del 1977 descriveva questa modalità di lavoro come “una delle tecniche non verbali più attive e innovative”. Questa tecnica permette l’espressione di idee e emozioni attraverso l’uso del corpo e del movimento. Si propone di ricreare simbolicamente nello spazio stati d’animo e rapporti emotivi, attraverso una rappresentazione tridimensionale delle relazioni tra i membri della famiglia.
Lo spostamento di contesto di questa tecnica aveva permesso di riformulare l’idea di scultura anche nell’ambito dell’arte, creando l’opportunità di coinvolgere il pubblico in modo diretto. Altro elemento interessante riguardava il capovolgimento dei ruoli. La pratica proposta permetteva al pubblico di svolgere, in prima persona, il ruolo privilegiato di artefice. Il visitatore diventando elemento attivo, capace di determinare le immagini, viveva un’esperienza gratificante, autentica e diretta. Il lavoro aveva come scopo il desiderio di ridare alla pratica artistica la possibilità di essere un linguaggio condivisibile e avvicinabile anche da un pubblico eterogeneo.

L’opera è stata proposta in diverse sedi:
Una posa in galleria, Galleria Mariann Mayer, Milano 1993;
Kaleidoscopio Uno Gravemente insufficiente, mostra collettiva a cura di Maria Grazia Torri, tenuta presso la scuola media statale Don P. Mignini – Monsanpolo del Tronto (AP), 1994; all’interno della programmazione del laboratorio Esercizi facoltativi condotto con Eva Marisaldi presso l’Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini – Milano 1995; La linea Maginot a cura di Silvia Grandi e Guido Molinari – Arte Fiera Bologna 1996.
La documentazione fotografica dei diversi eventi è stata presentata, su invito di Cesare Pietroiusti, alla mostra Invito alla Quadriennale XII Quadriennale, I giochi del senso e del non senso, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1996.

(foto Marco Vaglieri e Francesco Voltolina)